Ci sono posti nel mondo che, pur non circoscritti in modo strettissimo, sono riconoscibili come appartenenti a una stessa atmosfera e “temperatura”. L’indagine visiva in oggetto parrebbe rientrare proprio in questa tipologia di territoro, reale ed emblematico di una caratteristica ambientale e allo stesso tempo simile in altre parti del mondo. Quel che in questa serie di foto spicca, è un’immersione, quasi letterale, in una luce brumosa dai toni caldi — rosso, aracione, talvolta rosa e ocra –, in cui persone, cose e panorami sembrano apparizioni pronte a rientrare nella nebbiosa luminosità della realtà. Smog, oppure sabbia, o umidità che resta a galla, sole cocente che pur nel tramonto e nella notte ha agito contrassegnando con il suo bruciante abbaraccio lo spazio: tutto concorre a regalare un’impressione di impalpabilità alla figurazione, che sappiamo essere, invece, tangibile. Il reportage è reale, anche spietato, nel narrare pure le pieghe meno esibite e più misere della vita dei e nei luoghi; riece sempre a dare, in ogni caso, una sorta di dignitosa epica del quotidiano. Il nostro fotografo è un viaggiatore, mai un turista – questo non è mai un vero operator –– e, nella discrezione, nella quasi invisibilità della sua presenza, riesce a guardare lucidamente e a restituirci senza compromissione lo spectrum che, si comprende, gli è divenuto però familiare tanto da caratterizzarlo esteticamente con uno stile fotografico, con una estetica strutturata, insomma: con una sua peculiare bellezza.