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Apparentemente in ordine, in realtà sono automobili (oramai fuori produzione) invadenti, tutte abbandonate in posti (quali piazzali, piazze, slarghi, angoli) non adibiti al posteggio auto. Luoghi surreali e metafisici che potrebbero essere ovunque. 

Se nell’istante dello scatto la vettura pare non arrecare alcun disturbo, nulla si sa del momento precedente o successivo allo scatto, quanto essa − posta fuori posto − sia realmente d’ingombro. Per un’esigenza personale non viene rispettato un accordo comune, un oggetto privato viene gettato in un contesto pubblico. Lo spazio diventa disarmonico, nato non come parcheggio, lo diventa in modo forzato. 

Se da una parte la fotografia documenta un dato di fatto, dall’altro ne sublima l’atto. 

Mattia Morelli

Mattia Morelli

Mattia Morelli (1985) pugliese d’origine fin da piccolo si sposta tra Lecce, Roma, Torino e Bologna. Dopo gli studi classici, ottiene il diploma di laurea dapprima in Pittura e successivamente in Fotografia all’Accademia di Belle Arti. Espone in varie manifestazioni artistiche in Italia (Bologna, Milano, Napoli, Roma, Spoleto, Torino) e all’estero (Amsterdam, Arles, Copenaghen, Grenoble, Miami, Parigi). Collabora negli anni con il fotografo Nino Migliori, lo scultore Maurizio Mochetti e il critico d’arte Mario Dal Bello. Sue fotografie sono presenti su Artribune, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica e L’Espresso. Attualmente vive e lavora a Roma.
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