Claudio Orlandi con la sua visione affronta il tema del paesaggio portandolo dalla restituzione più palesemente figurativa della realtà a un’astrazione pittorica essenziale, fatta di gradazioni cromatiche costruttive, piani netti, superfici schematiche: dando corpo a ciò che Platone indicava a proposito della geometria, volta alla conoscenza dell’eterno.
In particolare, nella selezione qui proposta lo sguardo di Orlandi si posa su una Natura straordinariamente emozionante e vasta, che comprende ghiacciai quasi incontaminati, grandi distese di lava, crepacci, disabitate montagne, ampie valli…
Nelle sue immagini, tutto questo scenario lo intuiamo ma non lo vediamo più nella sua integrità identificativa perché il nostro autore riesce a portare in primo piano ciò che per la sua ricerca è necessario, secondo quella pratica del “togliere invece che aggiungere” che – secondo Bruno Munari – significa “riconoscere l’essenza delle cose” e così “comunicarle” (*1). Pertanto, dall’interezza del paesaggio – e ciò vale per tutte le nuove fotografie di Orlandi – egli giunge a una sua traduzione e compagine riassuntiva. Ne ingrandisce, direttamente nell’obiettivo, una porzione, quella più rilevante a livello sostanziale, allontanandosi dall’elemento di partenza, dandoci un’Astrattismo lirico e toccando sottili, profonde corde emotive legate al concetto di Universalità.
Minimalismo, rarefazione, segni, lievissime tracce, arcani grafemi compongono icone di una percentuale di panorama che della sua completezza e vastità porta l’allusione e la supera, come, al dunque, supera anche il dettaglio del soggetto mirando a confondere. La perdita di convinzione visiva, della nozione, libera l’immaginazione che la fotografia di Orlandi esalta, riferendo con essa – e ancora una volta – che i limiti naturali, le frontiere della consuetudine, da certi e prefissati sono in perenne mutamento: lo studium (*2) arretra, il punctum (* 3) si espande, si fa plurale, l’effetto metamorfico avanza, l’incedere del climax s’inoltra, il Timelessness permea tutto e… la bellezza regna sovrana.
(*1) Bruno Munari, Verbale scritto, 1992
(*2) Roland Barthes, cit.
(*3) Roland Barthes, cit.